Associazione INSIEME Onlus-Associazione Insieme Onlus
Cos’è l’'auto-mutuo-aiuto
Aiuto è un processo, un modo di trattare i problemi concreti che ciascuno si trova a fronteggiare nella propria vita: malattie, separazioni, lutti, disturbi alimentari, problemi affettivi… Parlare di questi problemi con altre persone che hanno attraversato tali esperienze può aiutare ad affrontare le difficoltà quotidiane ed imparare a riconoscerle per il futuro.
“un momento d’incontro tra persone – singole, in coppia o in famiglie – unite da uno stesso problema (dipendenza, stato di bisogno, difficoltà in generale) per rompere l’isolamento, per raccontarsi le proprie esperienze di vita (gioiose o dolorose), per scambiarsi informazioni e soluzioni, per condividere esperienze e conquiste con l’obiettivo di riscoprirsi non solo per sé, ma per l’intera comunità” (Stefano Bertoldi, educatore professionale, coordinatore dell’associazione A.M.A. di Trento).
Il mutuo aiuto comincia naturalmente, con l’auto aiuto, con la persona che riconosce l’esistenza di un problema e si attiva in cerca di sostegno. E’ la condivisione dell’esperienza il concetto fondamentale che contraddistingue il mutuo aiuto dalle altre forme d’aiuto. Accade solo quando chi aiuta e chi viene aiutato condividono assieme la storia di un medesimo problema. E’ possibile che chi aiuta all’interno del gruppo sia una persona che è riuscita a far fronte ad un problema con successo e che per questo abbia acquisito competenze basate sull’esperienza concreta piuttosto che sulla formazione specialistica.
L’esperienza di condivisione giova sia alla persona che viene aiutata sia a chi aiuta. Ci si può rendere conto che la sofferenza non deve necessariamente essere permanente, ma può essere superata.
Coloro i quali sono stati efficacemente aiutati potranno diventare helper (chi aiuta) essi stessi. Nello stesso tempo, chi aiuta, condividendo la sua competenza, potrà a sua volta vedere i suoi stessi problemi in una prospettiva più ampia, acquisendo un rinnovato senso di adeguatezza ed efficacia.
Dall’auto mutuo aiuto le persone ricavano: informazioni su come far fronte ai loro problemi, aiuto materiale se necessario, la sensazione che qualcuno si prenda cura di loro.
L’auto mutuo aiuto punta alla valorizzazione della persona come soggetto responsabile che partecipa attivamente alla vita della comunità; ognuno credendo nelle proprie capacità, e superando le resistenze al cambiamento, può far fronte alle difficoltà.
AUTO-MUTUO-AIUTO
Fobia Specifica
Il DSM-IV TR definisce la fobia specifica come la "paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri", in cui "l'individuo teme di agire (o di mostrare sintomi di ansia) in modo umiliante o imbarazzante". "L'esposizione alla situazione temuta quasi invariabilmente provoca l'ansia, che può assumere le caratteristiche di un Attacco di Panico causato dalla situazione o sensibile alla situazione."
Quindi, una persona con la Fobia Specifica di volare in aereo può avere un Attacco di Panico se deve affrontare un volo.
Il Disturbo da Attacchi di Panico si caratterizza per Attacchi di Panico inaspettati ricorrenti, almeno uno dei quali è stato seguito da un mese o più dei seguenti sintomi:
a. preoccupazione persistente di avere altri attacchi
b. preoccupazione a proposito delle implicazioni dell’attacco o delle sue conseguenze
c. significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi.
Come asserisce il DSM, gli Attacchi di Panico non sono meglio giustificati da un altro disturbo mentale, tra i quali la Fobia Specifica, per cui non compaiono esclusivamente in seguito all'esposizione a una specifica situazione fobica (es.: volo aereo o prospettiva di questo).
Lo psicoterapeuta può fornire una disponibilità telefonica sia per aiutare il paziente a prevenire e gestire gli Attacchi di Panico, sia per aiutarlo ad affrontare le situazioni temute, invitandolo a pensare e riflettere con lui circa i propri pensieri irrazionali.
Dott. Alberto Vignali
La prima cosa che ci viene da suggerire ai familiari dei "dappisti" è quello di non diventare per forza "medico", ma di non lasciarsi intrappolare dalle crisi della persona cara. Semmai, l'obbligo" per chi ha un parente colpito da questa patologia, di INFORMARSI. Di sapere quali sono le manifestazioni della malattia e come curarla. E' necessario avere nei confronti della persona cara, un atteggiamento di sostegno "non colpevolizzante". La sicurezza di comportarsi bene, arriva solo dalla conoscenza. Dal sapere che è importante chiedere subito aiuto a uno specialista e che non è giusto "accontentarsi" di vivere evitando. Dal viaggio in treno alla festa con gli amici. La solitudine, a parenti e pazienti, porta solo cattivi consigli. Quindi, va stipulata una sorta di "alleanza" tra il medico e il familiare di chi soffre di attacchi di panico. Questa permetterà di fronteggiare le situazioni di emergenza ma anche di capire quando va meglio e di intuire i segni del progresso verso la guarigione. verso la consapevolezza, da parte del malato, di essere dominatore e non dominato dall'attacco. Importante, dunque, è sapere cosa fare, ma altrettanto importante, sapere cosa non fare.
Cosa fare
L'obbiettivo che si deve raggiungere, con il consiglio dello psichiatra, è quello di armonizzare gli "interventi" per riuscire a tranquillizzare il malato e ridurre al minimo la tecnica dell'evitamento. Ridurre, in casa, il contrasto con il malato può essere un modo per permettergli di vivere meglio stimoli e ansie. sarebbe un grave errore colpevolizzare la persona quando ci si rende conto che la sua malattia non ha fatto passi avanti, che i "blocchi" persistono o , addirittura, aumentano. E' bene aspettare che sia il malato a chiedere aiuto, piuttosto che farsi avanti con eccessive premure. Soffocarlo con altrettanti evitamenti potrebbe, in molti casi, peggiorare la situazione. Piuttosto è importante riuscire a convincere il malato a rivolgersi a uno specialista. Inutile vagabondare da un medico all'altro, dal cardiologo piuttosto che dall'esperto di polmoni. Bisognerà ovviamente, riuscire a sfatare tutti i pregiudizi che aleggiano attorno alla figura dello psichiatra. Non è il "medico dei pazzi" e i parenti devono saperlo bene. Devono essere anche in grado di farlo capire al malato. Potrebbe non essere una cattiva idea citare i nomi dei personaggi famosi che hanno dichiarato pubblicamente di aver cambiato vita, una volta che lo psichiatra ha indicato la terapia giusta. Comprensione e disponibilità all'ascolto sono doti fondamentali per chi vuole convincere o stare accanto di chi soffre di attacchi di panico. Riconoscere i piccoli miglioramenti del malato è fondamentale. Il condividere la gioia, può trasformarsi in un forte bastone su cui appoggiarsi. E' un pò come dire :" Tranquillo, ti siamo vicini, ti accettiamo, ti capiamo e con te aspettiamo che tutto passi".
Infine il parente deve accettare l'idea che al miglioramento corrisponderà un naturale "distacco" e maggiore autonomia della persona ex-dappista!!
Cosa non fare
Evitare critiche e apprezzamenti sul comportamento di chi soffre di attacchi di panico. Meglio dare piccoli suggerimenti piuttosto che scatenare scontri violenti. Il malato è già particolarmente sensibile alle sue critiche, a quelle degli "estranei", per essere in grado di recepire altri suggerimenti "dal tono imperioso". Mai gonfiare il problema, mai farlo più grande di quello che è contrastando con la volontà di trovare soluzioni più lontane possibili dall'evitamento. Importante è riuscire a dividere l'istintiva avversione verso i timori e le "pigrizie" del malato e l'affetto che si prova verso la persona.Controllare che la persona segua la terapia e vigilare sugli eventuali effetti collaterali. Non decidere mai che il medico va interpellato solo nelle urgenze;piuttosto tra i familiari, lo specialista e il terapista si deve creare un'alleanza mirata al buon esito della terapia. Ovviamente è vietata qualsiasi presa in giro degli atteggiamenti del malato e non dire mai che non si crede a ciò che dice. Lo "strozzamento alla gola" è avvertito davvero!!!! Anche il batticuore, le sudate fredde, le gambe tremolanti, la sensazione di svenimento. E' bene ricordarlo sempre, anche quando si vorrebbe partire e quell'amico, quel figlio o quella compagna non riesce a venire con voi.
I si e i no
I si
1) Convincere il malato ad andare dallo specialista, lo psichiatra, e ad accettare sia i farmaci che la psicoterapia.
2) far capire che il disturbo da attacchi di panico è una malattia. Come tale può guarire, se curata.
3) Stare vicino al malato, accettare senza condividere paure e timori.
4) Credere ai sintomi che il malato accusa.
5) Aiutare i malato a rinforzare la stima nei propri confronti senza mai spingerlo in situazioni che potrebbero spaventarlo.
6) Ripetere di avere pazienza, che la cura può avere dei tempi lunghi prima di fare effetto.
7) Imparare a riconoscere i piccoli miglioramenti e condividerle con la persona cara.
I no
1) Mai dire al paziente: <<Dai sforzati>>_; << E' tutta colpa tua>>: <<Sei solo un pigro>>.
2) Mai prenderlo in giro se non riesce a intraprendere un viaggio, a prendere l'aereo o a entrare in un grande magazzino.
3) Non assecondare il malato quando vorrebbe smettere la cura o psicoterapia.
4) Non mettere fretta nè far mai capire che i timori potrebbero seriamente compromettere la vita futura.
5) Non farsi prendere dalle sue stesse paure.
6) Non evitare di controllare se il malato segue la terapia.
7) Non esagerare con le critiche: l'avversione è verso la malattia e non verso la persona cara.
Il problema riguarda una fascia sempre più ampia di persone e non risparmia i più piccoli. Per loro, però, la crisi è spesso connessa all’angoscia di una separazione dai genitori.
Gli attacchi di panico colpiscono una sempre più ampia fascia di popolazione (dal 2 al 4% circa) e riguardano in modo particolare gli adolescenti e le donne. Si manifesta con caratteristici “segnali” fisici come sudorazione, tachicardia, senso di soffocamento, formicolii e rappresenta una reazione d’allarme, che segue alla percezione “errata” di un fantomatico rischio imminente. In altre parole, il panico è innescato da una sensazione di essere in pericolo, da una paura invasiva generalizzata, di cui non si capisce né l’origine, né tantomeno il motivo. Di solito ha inizio con la sensazione di “sentirsi strani” cui segue la reazione fisica di allarme con malessere, aumento del ritmo cardiaco e così via. Il disagio fisico che si prova convincono la persona di stare realmente male, di correre sul serio un pericolo e in questo modo si crea un circolo vizioso in cui il sintomo peggiora con l’aumentare della presa di coscienza del sintomo stesso. Nell’attacco di panico sono costanti la paura di morire ed una sensazione di catastrofe imminente, a cui non si riesce a far fronte se non mettendo in atto appunto questa reazione di allerta.
A rischio un bimbo su dieci
Sembra che nemmeno i più piccoli siano immuni da questo problema. I dati provenienti dalla clinica relativa alla fascia d’età infantile mettono infatti in evidenza che disturbi di natura ansiosa – che includono gli attacchi di panico – colpirebbero una percentuale del 10% di bambini. È bene tuttavia precisare che molti dei sintomi con cui queste forme ansiose si manifestano, per esempio difficoltà di addormentamento, comportamenti oppositivi o di rifiuto, preoccupazioni e paure eccessive, sono state considerate più come problemi comportamentali dei bambini che come veri e propri sintomi ansiosi. È quindi importante non lasciarsi prendere dall’ansia e dalla convinzione che il proprio bimbo abbia un problema se è soggetto alla normali difficoltà della vita di tutti i giorni, dai litigi con i compagni alla stanchezza dovuta agli impegni scolastici e sportivi.
L’angoscia della separazione dai genitori
Se si tratta proprio di un attacco di panico, l’evento scatenante può essere di varia natura, anche se elemento distintivo sembrerebbe essere quello che il soggetto ha di trovarsi in una situazione che non permette una via di fuga. Il sintomo fondamentale, in questi casi, è che il corpo reagisce come se si trovasse in una situazione di effettiva minaccia e si mobilita per contrastarla. L’attacco di panico può essere connesso nel bambino all’angoscia di separazione dai genitori. Il disturbo è strettamente connesso alle tematiche di crescita e per questo è più frequente nelle fasi dello sviluppo più delicate, come l’entrata a scuola, la separazione dai genitori per le vacanze estive, le prime uscite da solo, il ritorno a casa da solo e così via. Tale patologia può portare ad una vita fatta di restrizioni, in cui il bambino estende le sue paure a più sfaccettature della realtà, rinunciando, per esempio, a mangiare certi cibi per paura di soffocare, oppure evitando di andare in piscina per paura di affogare, oppure a stare in luoghi aperti per paura di perdersi.
Importante rivolgersi a un esperto
Non sempre è possibile rintracciare un evento traumatico alla base degli attacchi di panico. Se sono associati ad un fisico che reagisce in modo troppo “allarmistico” di fronte agli eventi stressanti della vita, si parla di una predisposizione innata a reagire in modo inadeguato. In altri casi, sembra che i bambini manifestino una sintomatologia ansiosa di varia intensità per identificazione. Se un bambino vede un genitore spaventato da un animale tenderà esso stesso a sviluppare la stessa paura. Talvolta sono purtroppo i genitori che, naturalmente senza volerlo, insegnano ai figli ad essere timorosi. Questi stati d’ansia sono di solito temporanei e migliorano rapidamente nei bambini, ma è necessario in ogni modo rivolgersi ad uno psicologo per evitare che la situazione peggiori. Sarà questo ad insegnare ai bambini a confrontarsi con le proprie paure e preoccupazioni, attraverso un approccio terapeutico consistente in una graduale esposizione controllata e ripetuta alle situazioni temute o problematiche. Cercherà di far prendere coscienza al bambino delle sue sensazioni ed emozioni nei momenti critici, così che questo non cerchi di cacciarle indietro reprimendole e facendole riemergere in modo mascherato sotto forma di attacchi di
Dott.ssa Ilaria Ronchetti Psicologo http://www.guidagenitori.it
Giovanni Allevi:
“Sono un Classico Ribelle”
di Tommaso Revera (intervista per la rivista FarmaciaFutura Brescia)
Giovanni Allevi è uno dei maggiori
compositori puri ed incontaminati
dell’attuale panorama internazionale.
Le sue composizioni tratteggiano i
canoni di una nuova musica classica contemporanea
attraverso un linguaggio colto
ed emozionale, che prende le distanze
dall'esperienza dodecafonica e minimalista,
per affermare una nuova intensità ritmica
e melodica europea.
La carriera artistica di Giovanni Allevi è costellata
da successi di pubblico e discografici
(con oltre 700.000 copie vendute dal 2005 ad
oggi). Dopo i due dischi di pianoforte solo
“No concept” (2005 - disco d’oro e disco di
platino), con cui Giovanni Allevi si è fatto conoscere
al grande pubblico, e “Joy” (2006),
tre volte disco di platino, Allevi ha pubblicato
l’album registrato con orchestra sinfonica
“Evolution” (2008 - disco d’oro e disco di
platino). A completare queste pubblicazioni
il disco registrato dal vivo durante il tour 2007
“Allevilive”, che celebra i dieci anni di carriera
discografica ed il dvd live “JOY TO UR 2007”,
registrato all’Arena Sferisterio di Macerata.
Segue il CD/DVD del grande concerto all’Arena
di Verona del 1 settembre 2009 “Allevi &
All Stars Orchestra - Arena di Verona”. Già
disco d’oro, infine, anche “ALIEN ”, ultimo
album di inediti di pianoforte solo uscito il
28 settembre 2010 per Bizart/Sony Music. E,
proprio sulla scia di quest’album, è tuttora in
fase di svolgimento l’ALIEN WORLD TO UR,
iniziato in California il 17 ottobre 2010, proseguito
in Giappone ed in Italia, arriverà presto
anche in Svizzera, Spagna, Germania, Inghilterra
e Francia. Allevi ha, inoltre, pubblicato
due libri bestseller, che hanno venduto oltre
100 mila copie: “LA MUSI CA IN TESTA ” ed
“IN VIA GGIO CON LA STRE GA”. Appena
pubblicato il suo nuovo libro "Classico
Ribelle" (tutti editi da Rizzoli).
Dallo scorso anno è alle prese
con l’Alien Tour, nome tratto dal
suo sesto album di studio. Se non
sbaglio, ha da poco ufficializzato
anche le date europee (in ottobre
si parte l'8 da Lugano, il 12
Ginevra, il 14 Zurigo, il 18 Berlino,
il 21 Barcellona, il 25 Madrid,
il 27 Londra, per concludersi il
6 novembre a Parigi - per info:
www.giovanniallevi.com). Come
procede questa lunga tournèe?
“L’Alien Tour è per me un’esperienza sconvolgente.
Ogni concerto è l’occasione per entrare
magicamente in contatto con il cuore
della gente, senza filtri, lontano dalle apparenze,
dalle omologazioni e dalle maschere
che siamo costretti ad indossare. Sto ricevendo
un incredibile affetto da parte dei fan e
vorrei avere mille vite per ricambiarlo”.
Ama definirsi un compositore
di musica classica contemporanea,
che impiega un linguaggio
nuovo e diverso da quelli sino
ad ora sviluppati, colto ed emozionale,
distante dall’esperienza
dodecafonica e minimalista.
L’innovazione, che ha portato in
chiave musicale, le è costata più
di qualche critica dalla vecchia
scuola: anche il mondo della
musica classica rappresenta una
casta che rivendica la propria
concezione dell’arte... Ne parla
anche nel suo ultimo libro “Classico
Ribelle”, in uscita in questi
giorni per Rizzoli. Non è così?
“Non mi interessa se il mio sia un linguaggio
nuovo, voglio solo che sia fortemente
ancorato al presente! Attraverso le forme
rigorosamente classiche inglobo contenuti
presi dalla realtà attorno a me, realizzando
un genere che può definirsi “Musica Classica
Contemporanea”. E’ stato inevitabile lo
scontro con il mondo accademico, che ha
avuto paura di vedersi sottratto un “primato”
culturale. Ma non si può impedire ad un
artista, chiunque sia, di dare libero sfogo alla
propria creatività. Nel mio ultimo libro “Classico
Ribelle” ho sentito l’esigenza di spiegare
in maniera puntuale come intendo la musica
“contemporanea”, per dare un segnale
a tutti i creativi in ogni campo, a difendersi
dalle insidiose “sicurezze” del passato”.
Quanto ha contribuito alla sua
crescita artistica Jovanotti, che
per primo accolse la sua produzione
pianistica nell’album
“13 Dita”?
“Devo molto a Jovanotti, il mio primo
produttore. A quei tempi aveva appena
fondato la sua etichetta Soleluna con un
particolare interesse da talent scout in
progetti freschi ed inediti. Ma oggi spesso
sbagliamo a parlare di musica, spingendoci
a pensare ad essa in termini esclusivamente
discografici e di “vendite”. In realtà,
quindi, se devo ringraziare qualcuno, direi
che al primo posto c’è la Musica, che viene
a trovarmi e che guida inesorabilmente la
mia vita, e poi l’affetto della gente, che mi
permette di esprimermi in totale libertà”.
Dal successo di “Come sei veramente”,
divenuta colonna sonora
di un celebre spot tv diretto
da Spike Lee, al disco di platino
dell’album “Joy”, dalla Carnegie
Hall di New York al Concerto di
Natale, tenuto in mondovisione
per il Senato della Repubblica
italiana nel 2008... I riconoscimenti
certo non le mancano.
Quanto si sente appagato dalla
propria carriera di musicista?
Immagino che aver ridato vita
al pianoforte sia la cosa più gratificante,
non è così?
“Posso essere sincero? Della mia “carriera”
di musicista mi importa poco o niente. Non
potrei fare nient’altro che comporre e suonare
musica ed il massimo della soddisfazione
è ricevere le e-mail di ragazzi, che,
sullo spunto di quello che faccio, trovano il
coraggio di esprimere la propria arte, attraverso
un quadro, un racconto, una poesia,
una composizione musicale. Credo di aver
scatenato una ventata di creatività, perché
nei miei scritti e nelle interviste affermo la
necessità di esprimere il nostro tempo con
tutta la nostra forza e passione, per non rimanere
immobili ed annichiliti dal ricordo
e dalla presunta inarrivabile magnificenza
del passato. A me è costato molto, vista la
reazione degli ambienti più conservatori:
ma ne è valsa la pena, considerati l’affetto
e la riconoscenza dei più giovani….e dei
giovani dentro!”.
Per arrivare dove è arrivato occorre
fare grandi sacrifici. Non
tutti sanno, però, che lei ha dovuto
superare anche un’altra
difficoltà: gli attacchi di panico.
Che sensazioni ha provato
quando ha iniziato a soffrire di
questo disturbo?
“I sacrifici ci sono stati, ma non me li ricordo.
Non capisco cosa sia accaduto e perché. So
solo che da sempre una gioia profonda guida
i miei passi, l’entusiasmo, l’amore per ciò
che faccio senza pensare mai al risultato. Il
panico? Non lo considero un disturbo, ma
una forza atavica, che ogni tanto mi travolge,
essendo la mia una vita senza riparo”.
Come ha affrontato questo problema,
che ormai possiamo definire
il male del 21° secolo?
“Non considerandolo un problema, ma un
amico. Io credo che il male del 21° secolo
sia, invece, l’omologazione. Senza che ce
ne accorgiamo il mondo esterno mortifica
le nostre inclinazioni più profonde,
rendendoci piatti, prevedibili, ragionevoli
ed impauriti. La salvezza sta nel riscoprirsi
alieni, nel recuperare lo stupore e la follia
che è nascosti dentro di noi”.
L’ha definito “un incontro con
un vuoto paralizzante, ma
un’esperienza del nostro tutto,
della nostra dirompente energia
creativa, che è dentro ognuno
di noi”. Direi una chiave di
lettura molto interessante...
“Così è stato per me. Il panico mi ha raggiunto
in un momento bellissimo ed allora
ho pensato che qualcosa non tornasse. Poi
ho capito: quando diventi un’anima vulnerabile,
completamente aperta al mondo,
è quasi inevitabile entrare in contatto con
il panico, l’ansia e l’eros, forze primordiali
che percorrono l’umanità come un fiume
sotterraneo, da sempre”.
Lo scorso luglio l’abbiamo apprezzata
durante la tappa di
Brescia: per nostra fortuna la
nostra città è spesso teatro delle
sue esibizioni. Che idea si è
fatto di Brescia e dei bresciani?
“Che bello suonare a Brescia! I bresciani,
generosi per natura, mi hanno “adottato”
e di questo vado molto fiero! Ogni volta
ricevo uno smisurato affetto, che spero
davvero di meritare. A Brescia sento una
particolare propensione della gente alla
musica, all’arte, a tutto ciò che sia una manifestazione
autentica del presente”.
Non mi interessa se il mio sia un
linguaggio nuovo,voglio solo che sia
fortemente
ancorato al presente!
Da sempre una gioia profonda guida i
miei
passi, l’entusiasmo, l’amore per ciò che
faccio senza pensare mai al risultato